Questione di stile? No, pura inciviltà

Lo stile, la classe, l’eleganza si dice siano tutte caratteristiche innate in alcuni, in altri meno e in altri ancora del tutto assenti. C’è però un limite oltre il quale la mera questione di stile diviene frutto di un’ignoranza di fondo che definire terrificante è poco, eppure capita anche questo.
L’OntheRoad che ha catturato la mia attenzione oggi, arriva per fortuna non dalla mia città, Roma, ma dalla provincia di Milano, Carugate esattamente, dove nel parcheggio di un centro commerciale, un idiota dai tratti vagamente umani, ha potuto dare il meglio di sé alla comunità, mostrando quanta disinformazione, mancanza di cultura, idiozia possa albergare in troppi di noi, anzi, in tanti imbecilli che come lui avranno condiviso il suo “pensiero all’italiana”.
Vediamo in breve di cosa stiamo parlando, anche se molti di voi l’avranno già letto sul giornale… Un disabile ha giustamente chiamato i vigili urbani non potendo parcheggiare l’auto nel posto riservato agli invalidi, perché abusivamente occupato da una macchina che non esponeva alcun contrassegno che legittimasse la sua presenza lì. I vigili, rilevata l’infrazione, la hanno ovviamente contestata all’incivile automobilista, facendogli pervenire a casa una bella e meritata multa di 60,00€.
Ora, tralasciando l’entità della multa e il fatto in sé, quel che ha fatto scalpore e suscitato lo sdegno mio e di tanti disabili che hanno purtroppo dovuto conoscere l’accaduto, sapete cosa ha fatto l’automobilista sanzionato? Civiltà e un briciolo di cervello, gli avrebbero suggerito di fare mea culpa, pagare la multa e stare anche in silenzio, perché sbagliare può capitare a tutti, ma quando si sbaglia è inutile e stupido arrampicarsi sugli specchi. Invece no, il nostro “eroe” non solo non ha accettato la multa, ma ha pensato bene di andare a “commentarla” lasciando un cartello nel posto dove era stata lasciata la vettura. Sarei molto tentato dal non citare nemmeno le parole scritte in quel cartello, ma tanta idiozia, affinché funga da esempio, da linea guida come comportamento da non seguire, va riportata così come il suo fiero “poveretto” la ha messa al mondo. Ebbene, ecco a voi:
“A te handicappato che ieri hai chiamato i vigili per non fare due metri in più vorrei dirti questo: a me 60 euro non cambiano nulla, ma tu rimani sempre un povero handicappato. Sono contento che ti sia capitata questa disgrazia”

Posto che la disgrazia vera che è capitata al “povero andicappato”, come il “povero idiota” lo ha etichettato, è quella di aver incrociato nel suo percorso un incivile come lui, quello che fa riflettere è quanto possa esser cattivo, stupido allo stesso tempo, l’animo vuoto di certe persone. Qui non si tratta di sensibilità, non è nemmeno tanto un problema culturale, ma di inciviltà allo stato puro, quell’inciviltà primordiale che svuota l’essere umano della sua capacità di convivenza con altri esseri umani.
Senza troppi peli sulla lingua, che avrete capito non mi contraddistinguono affatto, comportamenti come questi vanno condannati con forza, vanno riportati ai bambini come esempi negativi da disprezzare affinché non possano radicarsi e “riprodursi” nelle generazioni che verranno.
Lamentarsi serve a poco, non è questa l’intenzione infatti, ma conoscere è necessario, perché certi comportamenti sono sempre frutto di una scelta e non vanno perciò in nessun modo giustificati. Rabbia, frustrazione per l’aver ricevuto una multa, non possono rappresentare ne ora ne mai una scusante per questo soggetto, che voglio augurarmi possa avere il buon senso perlomeno di chiedere scusa, magari con un cartello del tipo… “Sono un idiota, ora lo so, chiedo scusa e prometto da oggi di impegnarmi nel migliorare, per me e per gli altri”. Forse un passo indietro di questo tipo alleggerirebbe la sua scomodissima posizione, ma un’inciviltà così radicata dubito possa esser scalfita con così poco…
Occupare un parcheggio per invalidi è una grave infrazione, se esistono un motivo ci sarà no? Su questo però mi piacerebbe soffermarmi in un altro articolo, quel che mi premeva qui era mostrare fino a che punto la nostra “italianità” potesse spingersi.
Ecco, ora abbiamo visto quale sia la “linea di confine”, allontaniamoci da lì e impariamo a percorrere una strada diversa, insieme sarà più consapevole e facile percorrerla!

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