“Prevenire è meglio che curare”, quante volte ce l’hanno ripetuto…? Tante, probabilmente non abbastanza però, se nella nostra cultura vige come la più rigida delle norme, il culto dell’emergenza a scapito della prevenzione.
L’OntheRoad di oggi è una riflessione che voglio fare con voi su come riusciamo a trasformare in emergenza tutto ciò che con una politica di prevenzione e manutenzione sarebbe possibile gestire come ordinaria cura di tutti i giorni. Che? Cura? Non ho bestemmiato. La cura giorno dopo giorno di noi stessi, dell’ambiente che ci circonda, delle nostre città, dei nostri corsi d’acqua, delle nostre strade… Possibile che Roma diventi un lago ogni volta che viene colpita da un temporale che ci si sbriga a definire come straordinario, quando invece è divenuto oramai da anni la normalità in un clima che inutile girarci attorno, sta cambiando. Il clima cambia, ma le nostre abitudini all’italiana rimangono lì, ben radicate in una mentalità che porta indietro invece di spingere avanti. E così, finché il clima ce lo ha permesso, abbiamo potuto dare sfogo a tutta la nostra idiozia nell’evitare di compiere tanti gesti del quotidiano che invece sono e saranno più che mai indispensabili, salvo che ovviamente non siamo così perversamente stupidi da volerci trovare ad ogni costo in situazioni di emergenza.
E così, solo per citare qualche esempio, per noi è normale costruire senza rispettare criteri sismici o studiando la conformazione geologica dell’ambiente… Edifici di ogni genere vengono giù alla minima scossa di terremoto o sono investiti in pieno dalla piena di un torrente… E nei giorni dopo le immani tragedie che purtroppo succedono oramai sempre più di frequente, noi che facciamo? Invece di individuare il probema e risolverlo, passiamo allo scarica barile per potercene lavare le mani. Costruiamo a pochi metri dal letto di un fiume? Non meravigliamoci di quel che possa poi accadere quando quel fiume andrà a riprendersi quel territorio, anche perché durante l’anno ce ne freghiamo altamente di pulirne il letto no? Ogni tragedia ne è diretto risultato e la colpa è solo nostra.
Per non parlare delle case costruite in modo assurdo senza rispetto di nessun criterio antisismico… Poi arriva una scossetta che nel resto del mondo nemmeno porterebbe la gente in strada e qui dopo poche ore siamo alla conta dei morti….
Cura, prevenzione, manutenzione, non si può far finta di niente sempre e comunque.
Le strade di Roma sono da sempre un tappeto di buche e voragini… Invece di dilettarci in inutili lotte su di chi sia o meno la colpa, ma cosa aspettiamo ad approvare un piano serio di rifacimento del manto stradale dell’intera città, affinché non si muoia più per incidenti causati da quelle maledette buche… Ok, ora arriveranno da ogni parte a dirmi “il piano è già stato approvato” oppure “abbiamo un piano pronto da mesi che aspetta solo di essere reso esecutivo”… Bla bla bla, chiacchiere, inutili chiacchiere! Quando girando per la città la buca sarà diventata l’eccezione, allora potremo dire di aver fatto davvero la nostra parte, fino a quel momento dobbiamo Tutti stare zitti a testa bassa e impegnarci, perché le nostre strade fanno schifo, punto.
Roma si allaga ad ogni temporale e puntualmente ci viene detto che il sistema fognario è un colabrodo, che i tombini non vengono sturati… Ma invece di lamentarsi sempre, lavoriamo a progetti che vadano nel concreto a migliorare tanto i sistemi di scolo delle acque, quanto l’effettiva operatività dei tombini. Ma come diamine si fa a vedere sempre e comunque tombini intasati da foglie, fango, detriti… Siamo ridicoli e il turista che dall’estero viene ad ammirare le nostre bellezze ce lo conferma ogni giorno.
E ne ho citati solo due di esempi, ma si potrebbe continuare per ore…. Figuriamoci che buche e voragini sono “fedelissime immancabili” anche dei marciapiedi, così, per dirne una, un cieco, un disabile in carrozzina o un anziano che li stia percorrendo, rischia ogni santo giorno di rompersi una gamba, per non dire peggio. Ma si può camminare su di un marciapiede con la paura che da un momento all’altro diventi un “killer”? Ah, un “killer” ovviamente incivile, dato che in tutto ciò non va dimenticata l’incuria dei tanti che non raccolgono i bisogni dei loro amici a 4 zampe o che buttano per terra ogni genere di cartaccia o peggio, riempiono le immediate vicinanze dei secchioni di elettrodomestici di ogni tipo, che certe volte camminare per Roma sembra una passeggiata all’Ikea…. Ah, ma “fortunatamente” non vedo, almeno questo schifo me lo risparmio.
La cultura della prevenzione parte dalla base, la cura di sé stessi e dell’ambiente va insegnata nelle scuole affinché diventi un’abitudine sin da bambini … Prevenire deve diventare la normalità anche per noi, che invece ad oggi consideriamo come straordinario quando vediamo riasfaltare una strada… NO!!!! L’emergenza dev’essere straordinaria, non la normale cura di un bene comune, di tutti!
La butto lì…. In un periodo dove l’immigrazione viene vista come problema da risolvere fine a sé stesso, perché non impegnare i tanti che arrivano nel nostro Paese in attività regolamentate di manutenzione del territorio, favorendo così la loro integrazione, dando loro una possibilità concreta di ritagliarsi un ruolo importante in una società che è stanca di dare senza ricevere nulla in cambio, non credete?
Si deve fare, fare e ancora fare, idee e progetti riposti nei cassetti si impolverano molto prima di un album di foto… Vogliamo o no che un domani i nostri figli tirino fuori quell’album di foto impolverato e vedano le meraviglie di Roma? No perché, forse non ce ne siamo resi conto, ma continuando così, presto i nostri figli vedranno foto di strade allagate, marciapiedi trasformati in discariche a cielo aperto e macabre ricostruzioni di incidenti causati da buche. Se vi sta bene tutto questo ok, se invece non è così, piantiamola col è colpa di questo o quella e impegnamoci facendo ognuno la sua parte per migliorare.