OntheRoad: un trionfo di colori

Trionfo di colori, detto così sembra il nome di un piatto da servire in qualche ristorante stellato, invece è proprio così che ho scelto di “disegnare” il mio OntheRoad, che in queste pagine guardiamo insieme, un po’ come se fosse un quadro ricco di sfaccettature, che bisogna saper, ma forse ancora prima voler cogliere.
L’OntheRoad che vi racconto oggi, è quello di una mia piacevole passeggiata al parco, che mi piace pensare possiate immaginare liberando la vostra fantasia e la voglia di sognare, cosa che credetemi, sono io il primo a fare per cercare di rendere un tragitto di colori in poche, semplici parole.
Così, usciamo di casa, tra i palazzoni del quartiere che oscurano un po’ tutto, ma non la voglia di godersi l’ambiente circostante in ogni suo aspetto.. Il grigio dei palazzi si schiarisce man mano che “il parco si avvicina”… Non sono impazzito quando scrivo che “il parco si avvicina”, ma lo faccio pensando alle sensazioni impagabili che la tiepida calura delle vie qui intorno sanno regalarci nel loro lasciar spazio alla frescura degli alberi e dei prati del parco, che passo dopo passo fsembra come voler far sentire la sua presenza in modo sempre più forte. Così, tra le distrazioni cittadine di macchine che sfrecciano a destra e sinistra, persone che inveiscono chissà per quale “valida” ragione, l’effetto chiuso dei palazzi lascia spazio a quello aperto del parco… Diventa difficile per me, non vedendo quel che mi circonda mantenere un perfetto orientamento, così l’attenzione si fa più forte verso dettagli diversi, suoni che non sono più quelli dei motori delle macchine…
Se adesso stai leggendo e stai immaginando di vedere quel che ti sto descrivendo, dovresti aver già pensato a quali suoni mi stia riferendo… Tu probabilmente mi parleresti di altri dettagli, non certo quelli sonori, non perlomeno per primi… Eppure è in occasioni come queste, dove l’ambiente di sfondo si fa diverso, che anche l’attenzione ai dettagli cambia profondamente… Il cinguettio degli uccellini, che fino a pochi metri prima era solo un “dettaglio di sfondo”, diventa ora un feedback diretto per orientarsi… E cossì per le urla degli spensierati bambini che giocano nel parco, che finalmente si sostituiscono a quelle nevrotiche dei passanti per strada… Le fronde degli alberi mosse dal vento danno un’idea di ampiezza, disegnano nell’immagine che pian piano si sta costruendo, un confine entro il quale stiamo entrando, con la curiosità di disegnare una nuova immagine… Perché sì, quell’immagine ogni volta è diversa e quando sembra di averla arricchita che di più non si può di dettagli e sfumature di ogni tipo, la volta successiva si “prenderà gioco” di noi”, facendoci vedere quanti dettagli la volta scorsa avevamo dimenticato di percepire…
Dagli alberi sembra cadere una “pioggia di colori”, come a voler dare il benvenuto in un ambiente nuovo, un ambiente non ostile, non pieno di quelle possibili insidie che invece per strada rendono ogni tragitto un percorso a ostacoli.
Così allunghiamo il passo, spinti da una curiosità irrefrenabile, che pregio o difetto che sia, ci catapulta in quell’ambiente e ci manda alla scoperta di qualcosa che non sapremmo nemmeno come definire…
Epure, una volta dentro, il verde dei prati si fa insistente e noi ci immaginiamo “pittori” di un quadro meraviglioso da completare e arricchire con la nostra voglia, la nostra curiosità, immaginazione e quel pizzico di fantasia che rende stupendamente imprevedibile ogni aspetto di quel quadro.
Ma dato che anche l’udito vuole la sua parte (e mica solo l’occhio, che te credi), è impossibile non notare come l’asfalto (quando lo è davvero) delle nostre vie, abbia lasciato il passo a percorsi sterrati o meglio ancora dove l’erba finisce con l’attutire ogni movimento, quasi volesse dirci… “Oh, ma ti vuoi fermare o no? Guarda un po’ quel che c’hai attorno?” Noi qui, o almeno tanti di noi, facciamo spesso invece l’errore di dar tutto per scontato e finiamo con il non godere di tanta bellezza… Però dato che io sono un inguaribile curioso, nonché amante dell’ambiente, di così tanta bellezza non posso proprio fare a meno di gustarmela tutta…
E il trionfo di colori non è solo in quell’immagine che abbiamo disegnato, è nei suoni, nei profumi, nelle cose che abbiamo toccato, in tutto ciò che ha contribuito a disegnarla quell’immagine… Questo non è un trionfo di colori?
E quando arriva il momento di tornarcene a casa, l’uscita dal parco è sempre un momento un po’ “triste?”, ma è forte la consapevolezza di quanto quell’ambiente ci abbia appena donato… E il bello è che ce ne sia stato proprio per tutti i sensi
E allora ce ne torniamo a casa, ma un po’ più “ricchi” di prima

2 commenti a “OntheRoad: un trionfo di colori

  1. ciao, ho letto il tuo post in un gruppo su FB, e ho seguito il tuo invito a leggere il tuo blog. Ho appena letto OntheRoad: un trionfo di colori e sono curiosa di sapere quale parco è la tua musa. Anch’io sono amante dell’ambiente e vivendo a Roma, io e il mio compagno ci rifugiamo nel solo polmone verde vicino casa, Villa Pamphili. Il tuo racconto è meraviglioso e così vicino alla realtà da farmi venire i brividi. Molto spesso la gente non si rende conto della bellezza anche solo di un filo d’erba. E soprattutto condivido a pieno la sensazione di tristezza e grigiore quando si esce dal parco per tornare a casa. Quando mi reco a piedi, cerco di immaginare di percorrere un viale in campagna, dove gli alberi scandiscono i metri che mi separano dall’erba vera e propria, allora tutto è più facile. Grazie ancora e al prossimo post.

    1. Ciao Valeria, intanto benvenuta su colorsontheroad!!
      Hai colto perfettamente le sensazioni che intendevo trasmettere con questo post… Il parco di cui parlo è quello degli acquedotti 🙂 ma chiaramente sono emozioni che qualsiasi parco può regalarci.
      Spero di leggerti spesso sul blog… E a presto!

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