La cultura della disabilità non ha colore

Sento spesso etichettare questo o quello per il colore della pelle e non entrerò nel merito perché finirei di scrivere domattina. In due righe, giuro due, vorrei fare una premessa… Il delinquente va condannato, nero, bianco, giallo che sia, punto. La delinquenza non ha colore, chi delinque lo fa per motivi che non c’entrano un tubo col colore della sua pelle.
Premesso questo, l’aspetto che invece mi interessava oggi approfondire era un altro… Il fatto di come anche la cultura della disabilità non abbia colore… E mi spiego subito…
Mi è personalmente capitato di essere aiutato a raggiungere un determinato luogo, da stranieri, di colore nello specifico. Che poi… “Di colore” mi sa tanto di “non vedente”, tutti termini inflazionati che piaciono tanto a noi italiani ignoranti… Insomma, mi è capitato di essere aiutato da neri, ecco l’ho detto. Se questa parola ti ha suscitato qualche rodimento, liberissimo di cliccare sulla x in alto :p e voltare pagina.
L’OntheRoad che vi racconto oggi è una puntata della serie “riuscirà il nostro eroe a raggiungere la metropolitana nella giungla delle navette sostitutive?”
Ieri così, sceso dall’autobus, mi apprestavo a raggiungere la fermata della metropolitana più vicina… Percorso che oramai potrei fare anche ad occhi chiusi per quanto lo conosco bene… Oddio, pensandoci meglio potrei farlo sempre, ma questa è un’altra storia 🙂
Dopo pochi passi sono stato avvicinato da una persona, un nero, che con fare educato e non invadente, mi ha chiesto se avessi bisogno di una “mano” per raggiungere la fermata della metropolitana. Considerate il contesto di caos a complicare la “ricerca del tesoro nascosto” chiamato metro… Non era tanto il percorso difficile, quanto orientarsi in un ambiente pieno di rumori, persone di fretta e credetemi… Quando un cieco cerca di orientarsi in mezzo a persone che si muovono di fretta, il “meno cieco” sono probabilmente io, il che la dice lunga.
Quel che mi ha colpito sono stati i modi, la “normalità” con cui questa persona mi ha offerto il suo aiuto. Parlandoci, come mio “difetto-pregio” mi suggerisce sempre, parlare e ascoltare, sono rimasto dii stucco nel sentirmi dire… “Per noi nel nostro Paese, aiutare gli altri è la cosa più normale del mondo, ci viene spontaneo”.
Ora, posto che io non sia mai stato razzista verso nessuno, anzi, il colore della pelle io nemmeno lo vedo, percui figuratevi quanto possa colpirmi questo dettaglio, ma l’OntheRoad di oggi mi, spero ci, ha lasciato un messaggio importante… Che la cultura della disabilità, la spontaneità nell’offrire il proprio aiuto agli altri, sono una componente che vive nella cultura di ognuno di noi, a prescindere da ogni colore, lingua o religione. Nella fattispecie, quello che pensavo nell’ascoltare quella persona, era che noi italiani abbiamo molto da imparare da una cultura che riconosce in tutti il valore incalcolabile dell’essere persone meritevoli del rispetto e dell’aiuto di ognuno di noi

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