Quando l’ironia diventa una recita

"Na vorta sì, due pure pure, alla terza basta però!"
E il romano che è in me lo avete appena conosciuto 🙂
Tornando alle cose formali, qualche calciofilo come il sottoscritto avrà capito la citazione, ciò a cui mi riferivo con l'esasperato virgolettato sopra, era l'atteggiamento poco edificante della "figura mitologica che popola il nostro pianeta": il simpatico a tutti i costi!
*** Si apre il sipario *** Et voilà! Eccolo a voi, il simpatico a tutti costi è colui che sfoggia battute in serie alle quali ride solo lui, paventa conoscenze mistiche mascherate da mirabolanti barzellette tramandate da generazioni antichissime, come se tutti le conoscessero! Il simpatico a tutti i costi è colui che al bar si deve distinguere per forza, perché lui non è uno qualunque, così entra in pompa magna e, tra lo sfolgorante sorriso derivante dalla battuta sparata a qualche mal capitato prima di entrare e un fiero sguardo da "ce n'ho una in canna", si avvicina al bancone per ordinare il suo caffè. Ma qui ricorda le sue origini e il suo primordiale istinto di simpatico a tutti i costi prende il sopravvento… Così, il bancone del bar diventa il palco di un ridicolo teatrino, il caffè comincia a fare l'effetto di uno di quelle schifezze con cui tanti credono di sballarsi…. E… Il simpatico a tutti i costi è ora pronto. Ne spara una, due, tre, è una raffica di idiozie (non per lui si intende), che suscitano nell'interlocutore (il più delle volte una sventurata barista che non vede l'ora di toglierselo da davanti) emozioni tra lo stupore, l'incredulità, lo sdegno o pena nel peggiore dei casi.
Chissà che l'obiettivo del simpatico a tutti i costi non sia proprio quello di farsi compatire?
Ebbene, per la serie #simpaticiontheroad, sappiate che personalmente il peggior simpatico a tutti i costi che abbia mai conosciuto era proprio un cieco, come me! Tra l'esaltazione della sua disabilità visiva esorcizzandola con battute che quelli bravi etichetterebbero come "sottile umorismo" e che a me piace invece chiamare con il loro nome: stronzate.
Non darmi del cinico, credimi che non lo sono! Sentire qualcuno ridondare sempre sulla stessa cosa per apparire simpatico a tutti i costi, al di là del perché reale, personale su cui non entro, lo stia facendo, francamente non fa altro che coprire di ridicolo sé stesso e alimentare il perverso sistema di categorizzazione di cui la nostra cultura italiana è saturo e di cui personalmente ne ho piene le balle.
Chi vuol esorcizzare una propria condizione è ovviamente liberissimo di farlo, ma c'è una cosa che sarebbe ora ci mettessimo in testa… In questo paese una vera e radicata cultura della disabilità non esiste ancora e si tende ad identificare ognuno come "rappresentante" di una qualche "categoria". Sarebbe anche ora di finirla no? Un cieco può essere intelligente o stupido come chiunque altro, simpatico o repellente come chiunque altro, ma una cosa è sicura… Nei suoi atteggiamenti, nei suoi modi di vivere e affrontare la vita, è e sarà sempre rappresentante solo di sé stesso, come tutti

2 commenti a “Quando l’ironia diventa una recita

Rispondi a Paolo LeonardiAnnulla risposta