Coltura e cultura, binomio una volta tanto azzeccato?

Ammettilo, almeno una volta anche tu avrai confuso i termini cultura e coltura…. Alcuni magari staranno scoprendo per la prima volta adesso che si parla di due cose completamente diverse :), ma scherzi a parte, il titolo che ho scelto di utilizzare è chiaramente provocatorio. Cerco di spiegarmi.
Proviamo ad immaginare la nostra cultura, da cui il senso civico, quello di appartenenza, l’educazione in generale, come un grande stupendo albero, che rende il nostro giardino pieno zeppo di colori, di profumi da gustare ogni giorno.
A chi non piace un albero in fiore, forse giusto ai bastardi che si divertono ad appiccare incendi, ma questa è un’altra storia direbbe il miglior conduttore tv di turno… Ma la bellezza di un albero in fiore è direttamente proporzionale alle cure di cui necessita… L’albero non diventa albero, scusate il gioco di parole, se non passando dall’essere un minuscolo seme, sino a crescere ogni giorno di più tra le cure di chi se ne occupa.
Ecco, immaginando la cultura di ognuno di noi come un albero in fiore, non è difficile intuire di quante cure questa necessiti… Cure, attenzioni continue che bisognerebbe riservargli sin da piccoli, quando l’esempio dei nostri genitori traccia una linea guida che poi andremo a seguire nel nostro percorso.
Come per ogni cosa, perché non esercitarsi nel prestare queste attenzioni… – Mi sono chiesto – E quale miglior modo se non veder crescere sotto le nostre cure un meraviglioso albero che un giorno ammireremo fiorito consapevoli che quei fiori, quel tronco, quelle foglie, siano il frutto del nostro lavoro?
Spostando il discorso nella concretezza del quotidiano, perché non insegnare ai bambini nelle nostre scuole, come portare un minuscolo seme a diventare un albero in fiore…? In fondo i nostri parchi, o quel che ne resta, non aspetterebbero altro che esser riqualificati….. Veder crescere delle piantine giorno dopo giorno sarebbe un esempio tangibile di quanto la costanza, l’attenzione, la tenacia, la voglia di fare riescano ad ottenere risultati in maniera ancor più diretta di quanto un libro stampato riesca ad insegnare ed una straordinaria “palestra di vita” nell’affrontare le difficoltà… Pensiamo a quando la piantina sia apparentemente “moribonda” o peggio ancora magari si sia seccata… E allora ci si dovrebbe interrogare sul perché, su cosa si sia sbagliato, per poi però rimboccarsi le maniche e mettere un nuovo seme in terra.
Alt, non ho detto che di qui in avanti si debba trasformare le nostre scuole in orti botanici e i nostri bambini in un esercito di periti agrari :p, ma semplicemente che inserire nei nostri programmi di insegnamento, la cura di piantine magari un giorno da mettere a dimora in qualche parco pubblico, potrebbe in modo giocoso ed efficace, avvicinare le nostre generazioni più giovani al rispetto dell’ambiente, dunque degli altri, dunque a comportarsi in modo civile, dunque a rendere il binomio coltura-cultura un’equazione una volta tanto perfetta 🙂
E tu cosa ne pensi?
La butto lì… Nel meraviglioso parco degli acquedotti, unico polmone verde del mio quartiere, perché non permettere ai tantissimi bimbi delle scuole adiacenti, di piantare alberelli di… Arance,? Alberelli che siano loro stessi a curare e che dopo qualche anno riguarderebbero con gli occhi consapevoli di chi sa quanto valore abbia l’ambiente che lo circonda, con quel briciolo di consapevolezza in più dato dal fatto che a quell’ambiente ha prestato le sue cure, la sua fatica, le sue attenzioni!!!
Vabbè, ci si vede tutti dal vivaio di zona quindi? 🙂

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